La circolare del mio curato mi preoccupa molto in questo vago crepuscolo mitologico nel quale l'animo è immerso. Ma non riesco a vincere i sentimenti soavi e teneri.
È la stessa soavità e tenerezza che si prova al cospetto di tutte le creature imperfette. Si pensa alla fatale loro infecondità, all'oblio che le sommergerà completamente in un tempo non lontano. Il mito pagano ha lasciato dei monumenti di bellezza che continuano a vivere per questo loro carattere di perennità, che fanno rivivere qualcuno dei sentimenti ancestrali. Il mito cristiano, almeno nella nostra città, non lascerà che degli ingombri, preda del futuro piccone. C'è da preoccuparsene davvero. Confessiamo che esso se fa pena per la sua impotenza e sterilità, finisce anche per essere seccante.
(31 dicembre 1916).
LA SAGGEZZA DEI POPOLI
Infinita è la saggezza dei popoli; infinita, come l'onnipotenza divina. Essa osserva tutto, commenta tutto, trova in ogni minimo avvenimento, in ogni piú banale rapporto tra uomo e uomo lo spunto per esercitare il suo acume, il suo senno, la sua ironia leggera o profonda.
E abbandona al vento della storia i foglietti sui quali sono scritte le massime universali che testimoniano di questo lavorio popolare, che ha con il mondo il suo inizio. E il caso vi fa svolazzare attorno al viso, dinanzi agli occhi, qualcuno di questi foglietti. Il caso è il migliore maestro di esperienze e lo stimolo piú efficace alla riflessione. Leggete dei libri interi dedicati alla sapienza, e non diventate saggi.
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