Prometeo è stato monopolizzato. Il fisco ha strangolato Prometeo.
Prometeo è lo spirito che soggioga il fuoco, e lo volge all'utile pratico. Il primo fiammifero è la sua torcia che trasporta dal cratere d'un vulcano, da un albero fulminato la fiamma che alimenta innumerevoli focolari. È il fuoco sacro, sempre acceso sotto il simulacro d'una dea, dal quale gli abitatori del mondo dispersi nelle campagne traggono la favilla, quando un acquazzone disperde il loro focolare. È la selce che urtata dall'acciarino alimenta l'esca; è il fosforo, finalmente, che vi permette di avere sempre in tasca cento possibili fiamme. Prometeo non riposa mai. Cento fiamme per due soldi sono troppo poche per l'utilità dell'uomo. Per il maggior benessere dell'uomo. Ritorna all'acciarino. Un pezzetto di selce (quella piú gravida di scintille), una rotellina d'acciaio (quello che meno si ossida), l'esca migliore (la benzina). Due soldi... trecento, quattrocento possibili fiamme. E lavora ancora. Il filo di platino autogeno accenditore del gas. Il filo di rame che sprigiona la scintilla piú a buon mercato: due soldi, un'infinità di scintille.
Prometeo, l'agitatore della luce, ha avuto fortuna. Il suo nemico, il fisco borghese, non era ancora nato. Il monopolio fiscale non ha, per fortuna, impedito un certo numero di sostituzioni. Saremmo ancora al fuoco di Vesta, altrimenti, e il fisco sarebbe capace di far sfilare ogni mattino i patres familias ad attingere la fiamma dal suo monopolizzato focolare, e solo da quello, per mantenere in pareggio il suo bilancio.
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Prometeo Vesta
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