Bene senza male, godimento senza sofferenza, luce senza buio. Egli ha cento. Tende a conservare tutti i cento. Gli altri hanno dieci. Cerca toglier loro tutto ciò che è possibile togliere, lasciando solo il fiato per respirare. Pone in contraddizione le parole coi fatti, il borghese col cittadino, col legislatore. Nessuno si cura di porlo in risalto, o meglio nessuno si cura di continuare a porlo in risalto fino a quando egli si vergogni, sia coperto di sputi. Allora bisogna al posto di borghese porre un nome: Rinaudo. Ci sono cinquantamila borghesi che non fanno il loro dovere, inteso come sopra. Questi cinquantamila si concretano in un breve gruppo: la giunta. Nella giunta uno, l'assessore delle finanze, ha la responsabilità diretta della imposizione delle imposte. Cogliamolo nell'atto in cui egli si crea il privilegio di non pagare le imposte. Per far odiare il privilegio bisogna cercare di far diminuire il numero dei privilegiati. Ogni non privilegiato odia il privilegio. Se l'assessore non fosse privilegiato, non permetterebbe che gli altri lo fossero. La tolleranza è il prezzo del crimine proprio.
Dopo queste parole me e me si stringono la mano e io, ritornato uno, continua nella sua strada.
L'omaggio al Rinaudo si concreta bene: qualcuno ha cambiato spirito di civismo in cinismo. La variazione può essere accettata.
(28 gennaio 1917).
PROFANAZIONI
Il pane di guerra - fatto con mani pure - è pane di comunione - dove è la Patria intera - transustanziata viva - come il corpo del Redentore - nell'offerta eucaristica - Anno di vittoria MCMXVII.
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