È l'iscrizione dettata da G. d'Annunzio per la medaglia ai panettieri che meglio preparano il pane di guerra. Per i cattolici l'iscrizione è una bestemia, una profanazione. Nelle chiese di Torino sono stati già celebrati dei tridui di riparazione; l'opinione pubblica cattolica ha protestato in tutte le forme; il D'Annunzio è stato perfino chiamato Rapagnetta, massimo insulto per l'esteta che ama le parole armoniose. Profanazione, sciocchezza. Profanazione per il cattolico, sciocchezza per il razionalista. Il razionalista non rinnega il misticismo. Lo comprende, lo spiega e, quindi, lo svuota del suo significato, del suo valore di propaganda. Il razionalista non disprezza il misticismo. Nega che abbia un'efficacia morale, un'efficacia costruttiva duratura e solida. Il misticismo è intuizione appassionata di una realtà fantastica, è fenomeno individuale, che nei singoli individui può determinare realizzazioni perfette di vita morale. Ma è individuale, non può assurgere a massima, a programma d'azione. È intuizione, non raziocinio. È incomunicabile nella sua vita profonda, e pertanto non può essere, diventando programma di vita, che stucchevole opera di scimmia, bigotteria volgare, sciocco e inconcludente verbalismo. D'Annunzio per i cattolici ha profanato, per essi ha fatto cosa scempia. Ha schematizzato il mistico atto della transustanziazione del Cristo nell'azzimo pane eucaristico, e lo schema ha applicato ad altre realtà: la patria oggi, come ieri e domani la donna, come sempre la parola.
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