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      E tutto ciò, per dire il vero, non succede. E allora vuol dire che i questurini sanno porsi dei limiti, vuol dire che hanno una coscienza, vuol dire che pesano pure e dànno un certo valore alla vita umana. Vuol dire, in conclusione, che essi hanno il diritto di chiamarsi scambievolmente «umanitari».
      Siamo noi che abbiamo torto a non voler concedere loro questo attributo. Siamo noi che abbiamo il torto di essere poco saggi. La saggezza italiana è tutta conchiusa nella esclamazione: «fortuna che non era forcelluto» di quel saggio che, caduto su uno stecco, si cavò un occhio. Se lo stecco fosse stato forcelluto, il saggio si sarebbe accecato del tutto: la fortuna sua perciò era di incommensurabile valore. Noi siamo troppo poco italianamente saggi. Non vogliamo comprendere quanto grande sia la nostra fortuna per il fatto che siamo ancora vivi, ciascuno di noi individualmente. Non vogliamo comprendere che il diritto alla vita è una chimera, che noi siamo ancora vivi perché i questurini sono umanitari. È malinconico, e profondamente malinconico, dover fare di queste constatazioni di inferiore elasticità mentale, cosí come è profondamente melanconico scrivere intorno ad esse, pur di scrivere qualche cosa, pur di poter dare una qualche voce all'enorme passione che si strozza la coscienza.
      (27 marzo 1917).
     
     
      L'INCETTATORE
     
      Si dice che esista una signora la quale volgarmente è nota col nome di Opinione Pubblica: essa è senza fissa dimora, come tutte le signore cui si addice la qualifica di pubbliche.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





Opinione Pubblica