O figli puri, non fidatevi dei poeti che ripetono troppo spesso di essere puri, di non frequentare le bettole, di nutrirsi solo di marzapane e di chiaro di luna.
(19 aprile 1917).
I CATTOLICI SONO INCONTENTABILI
È successo questo fatto. Mentre «un corteo di pie persone che accompagnava il Santo Viatico per la Pasqua degli infermi» passava dinanzi alla scuola De Amicis, dove sono acquartierati i bersaglieri ciclisti, alcuni soldati, dalle finestre, hanno «insultato con villane imprecazioni» i passanti. I cattolici sono fuori dai gangheri contro questi soldati, «villanzoni, disgraziati, senza educazione, ignobili», e domandano che i superiori distribuiscano loro una congrua razione di consegne e di carcere militare.
Comprendiamo perfettamente la santa collera dei cattolici. Si è mancato di rispetto al loro totem, al loro tabú. In tutti i paesi di questo mondo, i seguaci delle innumerevoli religioni, gli osservanti degli innumerevoli culti, vanno infallantemente in collera quando si insulta i loro totem e i loro tabú. E in tutti i paesi esistono delle leggi che puniscono chi gratuitamente manca di rispetto ai simboli della fede degli altri. Ma tra gli altri paesi del mondo e l'Italia c'è questa piccola differenza. Negli altri paesi non si può insultare, è vero, ma non è neppure obbligo riverire e prostrarsi. I simboli hanno valore per i fedeli, i totem ed i tabú sono tali solo per i praticanti il loro culto, non per tutti. In Italia invece il totem dei cattolici deve essere riverito da tutti; i soldati hanno l'obbligo di prostrarglisi, hanno l'obbligo di immaginare che in esso sia davvero sustanziata una divinità. Hanno l'obbligo di rimanere seri, di non sghignazzare, mentre portano la mano al cappello, mentre presentano le armi ad un oggetto materiale, a un piccolo oggetto cui assolutamente il loro cervello, la loro intelligenza si rifiuta di prestare alcuna virtú taumaturgica, alcuna vita trascendentale.
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