(25 giugno 1917).
PICCOLE COSE
In corso Duca di Genova, la sera. Nugoli di ragazzetti prendono d'assalto il palco di legno innalzato per i concerti serali, ne schiodano le assi, se le contendono rumorosamente, le distribuiscono sulle panche del corso, e si divertono a far l'altalena. I ragazzetti si propongono il fine naturalissimo e spiegabilissimo di giocare: ne trovano i mezzi adeguati a portata di mano, e giocano. Certo non si preoccupano di vedere se i mezzi, oltre che adeguati, siano anche economici, e se il gioco valga la candela. I cittadini non ragazzetti passeggiano indifferenti e osservano sorridendo. Basterebbe che uno di essi si accostasse, e dicesse poche parole perché il naturalissimo e spiegabilissimo desiderio dei ragazzi prendesse un altro indirizzo, perché il fine fosse raggiunto con dei mezzi piú economici. Ma i cittadini non ragazzetti rimangono indifferenti, non pensano neppure che sia opportuno il loro intervento. Viene danneggiato, è vero, un qualche cosa, che è patrimonio della collettività, che, per essere riparato, domanderà relazioni di ispettori, sopraluogo di periti, prospetti grafici di graffiacarte, firme di autorità competenti, magari votazioni in consiglio comunale. Ma i cittadini rimangono indifferenti, e i tutori dell'ordine sono assenti. Per fortuna. Perché se questi fossero presenti eleverebbero contravvenzione, e ai prospetti grafici, ai sopraluoghi, alle relazioni, al cumulo di carta che gli uffici centrali dedicano ad ogni piccola cosa, si aggiungerebbero i verbali, le notificazioni d'usciere, le sentenze del pretore, lo stupore dei ragazzetti per l'enormità degli effetti causati da un innocentissimo e giustificabilissimo desiderio.
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Duca Genova
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