Cosí sarà raggiunto il regno della felicità e della libertà. I libertari, i rivoluzionari di ieri, hanno risolto facilmente il problema della libertà. Hanno scoperto per esempio che il partito riformista è piú libertario di quello socialista ufficiale. Perché gli iscritti al partito riformista sono liberi di pensarla come vogliono: sono liberi anche e specialmente di non essere riformisti, ma di essere lo stesso onorati di appartenere a un partito che ha un programma, che tiene dei congressi. Cosí continuano a essere libertari domandando nuove leggi, ma domandandole elastiche, pieghevoli, torcibili come il regolo lesbio. È l'ideale perfetto della libertà nella legge, dell'ordine nell'anarchia. Leggi senza garanzie per gli accusati, e con la possibilità per i veri libertari di essere veramente liberi: liberi fino al capriccio, liberi fino all'infamia. Come non ammirare questo ideale? Chi non ammira non può essere che un conservatore, anzi è certamente un conservatore. Ce lo sentiremo dire: sentiremo ripetere fino a sazietà che il Partito socialista ufficiale è la roccaforte del conservatorismo.
Non ammiriamo le leggi libere, non ammiriamo le leggi che non obbligano i magistrati a pensare, a ponderare, a sceverare; non ammiriamo i regoli lesbici che possono abbracciare, perché allungabili e pieghevoli a volontà, tutto il mondo ed altro ancora. Non comprendiamo l'ideale libertario del riformista Ugo Nanni, che ha acquistato, entrando nel partito riformista, la libertà di poter svolgere una campagna d'ufficio per il protezionismo doganale e per la conquista dei mercati necessari per la vendita dei prodotti che gli industriali abbiano il piacere (rispettiamo la libertà) di fabbricare, anche se nessuno li voglia acquistare.
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Partito Ugo Nanni
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