È mancata l'altra censura, la vera tradizionale censura, che colpisce il censo, il lusso, il piacere. Nessuna legge che proibisse l'ostentazione della ricchezza inutile, perché trasformata in gioielli e acconciature, e detratta al lavoro, alla produzione. Il censore dei costumi non è stato creato cosí come quello delle idee. Unico censo da limitare, le idee, unica ricchezza da sequestrare, le idee. Lo Stato si è rivelato sempre meglio per Stato borghese, nel significato piú gretto. Le idee sole sono i nemici dello Stato. Non le idee che possono sorgere in tutti i cittadini nel vedere certi spettacoli, ma determinate idee, quelle di determinate persone, e di determinati aggruppamenti.
[Sei righe censurate].
(16 novembre 1917).
LA VITTIMA DEL GIORNO
La canea giornalistica si è scatenata oggi contro gli affittacamere, gli albergatori di ogni categoria. Questi sono gli strozzini, gli spudorati sfruttatori dei bisogni dei profughi, sui quali si abbatte l'imprecazione sdegnosa di chi ha l'obbligo di riempire qualche mezza colonna di giornale e deve pure, in un modo o nell'altro, dimostrare alla folla dei lettori che il suo giornale è sempre pronto ad ogni giusta e santa battaglia, che sa interpretare i sentimenti, esprimerne le collere. Ed i cittadini leggono soddisfatti e fremono indignati. L'onesto bottegaio vendendo per la misera somma di ventidue soldi ottanta grammi di burro, che sono ufficialmente cento, dice: «Ha letto il "Momento"? Come gliele canta bene a questi osti!» Il padrone di casa che pur ieri ha ottenuto lo sfratto della famigliola che ha il padre al fronte e la madre nell'officina, perché fu oltrepassato di una giornata il termine entro il quale la consuetudine vuole si paghi la pigione, acconsente: «Che canaglie!
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