A ME STESSO
Caro me stesso. — Ho riletto oggi il Sotto la Mole di ieri. Ho trovato che esso è unilaterale, mentre la guerra, direbbe il signor de La Palice, non può non essere bilaterale. La guerra, e le ripercussioni di tutte le iniziative e le propagande che i signori oltranzisti prendono e fanno ai fini della guerra.
Cosí anche il menú, come tutte le armi, è un'arma a doppio taglio. Essa ferisce anche chi la impugna, e questa volta la ferita è cosí grave che è lecito affermare trattarsi di uno dei tanti misfatti di disfattismo di cui si sono resi colpevoli la «Gazzetta del Popolo», e il direttore suo, conte Delfino Orsi.
Le constatazioni necessarie dedotte dalla lettura del Pranzo di domani sono: a Torino la media del popolo guadagna 50 lire al giorno, e può offrirsi dei pranzetti e delle cenette in cui non mancano la carne, il burro, il formaggio, la pasta, il riso. Se questa media veramente esistesse, e potesse veramente offrirsi le preziose leccornie su elencate, la lettura del giornale orsino sarebbe innocua come una qualsiasi consultazione di un qualsiasi Cuoco per tutti. Avviene invece che la media e la possibilità sono nient'altro che un'arma di guerra, l'ultima ricetta per tenere alto il morale. E allora le conclusioni interne sono d'una gravità proditoria incalcolabile. Ogni singolo cittadino crede all'esistenza reale della media e della possibilità, e per la diretta conoscenza del proprio bilancio familiare e delle possibilità mercantili della piazza, si persuade di essere egli escluso dalla media, di essere egli escluso dalla possibilità di acquistare pasta, riso, burro, formaggio.
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