Ma nel frattempo i consiglieri cattolici avranno manifestato il loro amore per gli infelici in venti interrogazioni, il «Momento» avrà celebrato l'ennesimo elogio del beato Cottolengo, e il senatore Frola avrà conclamato la piena vitalità della dottrina liberale, laica e anticlericale.
(26 gennaio 1918).
MANIFESTAZIONI POLITICHE
Bevione è uomo d'ingegno, dicono, ma ha certamente un difetto: ne vuole fare apparire piú di quello che in realtà ne abbia. Ciò gli nuoce e lo impiccolisce tanto che mentre è un buon riassuntore di fatti e di situazioni politiche, quando vuole aggiungere riflessioni sue cade in enormi contraddizioni ed inesattezze imperdonabili. Scrive il 5 gennaio: «La mentalità dei dominatori di Pietrogrado è cosí assurda, cosí penetrata da utopie, cosí passionale, cosí violenta che tutti gli impreveduti sono possibili». Ed il giorno 13, compiacendosi per il discorso di Pichon, afferma che «dimostrò come una verità luminosa ed irresistibile che i governanti russi sono fedifraghi, usurpatori del diritto di parlare in nome degli alleati, violentatori della volontà nazionale, indegni di accordi». Ma pochi giorni dopo è preso da improvviso entusiasmo e scrive: «I bolscevichi, bisogna riconoscerlo, lottano con intelligenza ed energia contro l'idealità degli avversari; l'ultimo documento di Trotzky in cui accetta la continuazione delle trattative di Brest-Litowski è notevole per logica e fermezza». Nel suo recente discorso alla Monarchia è arrivato fino a dire che il programma dell'Intesa assomiglia a quello di Zimmerwald!
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