Per la mentalità borghese italiana della cui media la «Gazzetta del Popolo» è esponente tipico, queste cose sono incomprensibili, sono argomento di burla, di sberleffo. La lotteria, il colpo di fortuna, ecco la sorgente del benessere: non maggiore produzione, ma passaggio della ricchezza esistente dal portafogli degli uni nel portafogli di altri, piú fortunati, piú furbi. È ideale di vita: non l'attività che continua a esplicarsi anche dopo raggiunto un certo grado di benessere, ma la pensione, il collocamento a riposo, col calduccio delle pantofole e la lettura della «Domenica del Corriere».
Ciò non toglie che la «Gazzetta» sia anglofila, e predichi l'amicizia anglo-italiana. La scimmia cerca di diventare amica dell'uomo e di imitarlo, sia pure tra smorfie e contorcimenti. E Delfino Orsi sta a Robert Kindersley come la scimmia all'uomo, come la borghesia italiana alla borghesia anglosassone, come gli ottanta miliardi di ricchezza italiana agli ottocento miliardi di ricchezza inglese.
(6 febbraio 1918).
LA FORTUNA DELLE PAROLE
Inconsapevolmente ci è scivolata dalla penna, come una goccia di inchiostro, la parola panciafichista. Parola arcaica, ormai, fuori moda, sostituita da altre che meglio riescono a riempire la bocca: disfattista, caporettista e simili. L'altra è scaduta dall'uso, perché è svanita una mentalità, o meglio perché questa mentalità ha cambiato il centro del suo errore. Si immaginava l'atto della guerra da decidersi come in un'assemblea di tribú barbarica: per il battere delle lance al suolo, per l'ululato fiero dei guerrieri assetati di strage e di lotta.
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