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      Oggi questi partiti sono diventati d'ordine: la guerra non è piú fuori del loro programma, e come si compiva lentamente questa conversione cosí la parola guerrafondaio andò acquistando un significato particolare che ondeggia tra quello di «militarista» e di guerraiolo per programma. La mentalità democratica ha stabilito la casistica tra guerra e guerra, tra difesa e offesa, tra guerra democratica e guerra imperialistica: non è arrivata a comprendere la guerra come funzione di Stato, della organizzazione economico-politica del capitalismo. Cosí noi abbiamo trovato la parola già mutata, e abbiamo dovuto crearne delle nuove, o meglio abbiamo dovuto adattarle dal francese: oltranzista e sterminista, mentre sarebbe cosí semplice guerrafondaio per chi vuole la guerra fino in fondo.
      Cosí le parole si adagiano nella realtà ideologica dei tempi, si plasmano e si trasformano col mutarsi dei (cattivi) costumi degli uomini. La mentalità democratica, qualcosa che sta nell'organismo, come un gas putrido, non riesce neppure nelle parole a fissare qualcosa di solido e compiuto. Panciafichista al tempo delle guerre d'Africa, il democratico è diventato guerrafondaio, ma ha cercato di far dimenticare le parole, sperando far dimenticare le cose.
      (10 febbraio 1918).
     
     
      BUONA VOLONTÀ
     
      C'è stata la proposta d'un uomo di buona volontà, che desidererebbe restaurare l'equilibrio della propaganda. Esaminiamo la proposta, e la buona volontà.
      Proposta: un'accademia, cento o duecento socialisti ufficiali da una parte della sala, cento o duecento (!?) socialisti riformisti dall'altra; un tavolino, due o quattro, o sei, ecc., oratori; argomento: la guerra.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





Stato Africa