(12 febbraio 1918).
SPIRITO ASSOCIATIVO
[Quattordici righe censurate].
È una affermazione ripetuta a sazietà quella che in Italia manca lo spirito associativo, lo spirito di solidarietà. Questa deficienza del costume e del carattere italiano si fa risalire alla tradizione cattolica, che comprime le individualità, mentre il protestantesimo, col suo libero esame, le sviluppa, le raggruppa, fa sorgere la solidarietà e la resistenza. Ma non è solo questa la ragione. Lo spirito associativo esiste in Italia. Pullulano le società di mandolinisti, di ex carabinieri, di ex dazieri, di oriundi di Roccacannuccia che abitano fuori del loro paese, le associazioni, insomma, che non hanno una ragione d'essere profonda, che non sono costituite per un fine generale, che stranamente rassomigliano alle associazioni a delinquere, in tutto, fuorché, naturalmente, nel fine particolare di delinquere. È spirito associativo che si accontenta di esteriorità, che non domanda lavoro né sacrifizio, che esaurisce il suo compito in una baldoria, in una serenata, in un furto con scasso, in un ordine del giorno [una riga censurata].
L'altro spirito associativo ha altri intenti educativi, è il vaglio sottilissimo attraverso il quale si passano gli egoismi particolari, per il raggiungimento dell'accordo dei soci su un piano comune.
È un tentativo di superamento dell'individualismo, col maggiore incremento della personalità, la quale riconosce se stessa piú in ciò che ha di comune con gli altri, che nelle peculiari accidentalità differenziatrici.
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