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      Questa campagna si agita in Francia, ma essa è apparsa anche fra noi, ha fatto capolino nei giornali. Non solamente nei giornali borghesi.
      Noi desideriamo soltanto ammonire coloro i quali sentono o credono di essere socialisti, di avere cioè aperta la propria coscienza ad una concezione radicalmente nuova del mondo, a non indulgere a queste campagne contro il lusso, ché esse nascondono nel loro attraente involucro di austerità morale e di democrazia egualitaria un pregiudizio estremamente conservatore che nega e non interpreta per nulla il nostro spirito socialista.
      Noi non siamo dei democratici della vecchia maniera, secondo i quali la democrazia consisteva e consiste nell'essere habitués dell'osteria, bestemmiatori inesauribili e pezzenti in tutto, nella borsa e nella casa, nel vestito e nell'anima, e torvi nemici delle raffinatezze dei godimenti elevati della vita materiale e spirituale.
      Niente affatto! Noi aneliamo non alla distruzione dei beni superiori della società, ma alla loro generalizzazione, e lottiamo non per sopprimerli come divenuti dal fasto insultanti, ma per renderli accessibili alla folla come elementi della sua elevazione intellettuale ed estetica.
      Una volta gli operai, avendo compreso che la macchina li sfruttava e li impoveriva, si volsero contro di essa con tutto il loro odio e nacque il luddismo, ossia insensato furore di distruzione contro questa espressione culminante della umana ingegnosità produttiva; ma piú tardi gli operai compresero che era bestiale distruggere i moderni istrumenti della produzione e occorreva invece impadronirsene per la collettività intera e che pertanto bisognava difendersi dallo sfruttamento accelerato con la macchina mediante la organizzazione solidale e l'azione di classe di tutti gli sfruttati.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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