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      — Ah! Piccolo pianeta, non guardare, in quei momenti, verso di noi!
      (16 marzo 1918).
     
     
      MODERNITÀ
     
      Modernità: l'assassinio non commuove, la morte di un uomo non commuove. L'assassinio è solo motivo di curiosità. La conoscenza ha ucciso il sentimento, l'intelletto ha strozzato il cuore. La conoscenza e l'intelletto sotto forma di pettegolezzo, di morbosa necessità di essere informati dei minimi particolari del fattaccio. I giornali speculano sulla curiosità: aspetto eminentemente moderno della speculazione.
      Modernità: il sacerdote specula sui legnami, è banchiere, è sensale, è piazzista, è viaggiatore di commercio; è tutto, fuorché sacerdote.
      Modernità: l'impiegato ferroviario specula sui vagoni, si serve del materiale amministrato per i suoi affari personali, commercia in legnami, stringe relazioni col sacerdote-commerciante, il quale non ignora che il commercio corre perché un impiegato prevarica.
      Modernità: una contessa affitta camere ammobiliate nel suo palazzo gentilizio. L'impiegato ha duecento lire al mese, ne spende seicento per il quartierino ammobiliato nel palazzo gentilizio. Il sacerdote si reca nel quartierino e sa che l'affitta un impiegato a duecento lire al mese. In commercio tutto è naturale e plausibile, anche se commercianti sono i sacerdoti, edelweiss della moralità e della purezza spirituale. Gli affari sono gli affari e giustificano i contatti piú obliqui.
      Modernità: l'impiegato ferroviario vuole por termine alla sua carriera, assicurando un patrimonio alla sua vecchiaia.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742