Chi ha mancato, sia punito. Isaia, Davide, Assalonne e consanguinei hanno assassinato il Dio? Sia dichiarato ridicolo il loro alibi, secondo il quale, nel momento del crimine, essi si sarebbero trovati nella mente del Creatore e non in Palestina, secondo il quale anzi non avrebbero mai sfiorato la terra scellerata. La condanna sia confermata; non possano essi mai riabitare il suolo degli antenati.
Il bello sarà che il cittadino Simoni, quando fra un paio d'anni sarà dai fatti dimostrata irrealizzabile la costituzione di uno Stato israelitico in Palestina, esclamerà trionfalmente: «L'avevo detto io, la condanna continua ad avere effetti legali». Perché il cittadino Simoni, che rimprovera al cittadino Politis di non conoscere la storia di Gesú Cristo, non conosce i libri, per esempio, di Leone Caetani sull'Oriente, dai quali si apprende quanto antica sia la condanna e come non estesa solo alla Palestina.
(21 marzo 1918).
PIOVE, GOVERNO LADRO!
Un assiduo manda alla «Sentinella delle Alpi» una lettera in cui è contenuta questa piacevole narrazione:
L'altra sera, nel tragitto da Torino a Cuneo, in un compartimento di seconda classe il calore era tale, e il buon funzionamento della valvola tanto (o i molti milioni stanziati per riparazioni dove se ne vanno?) che non solo il ristretto spazio era immerso in una vera nube di vapore, ma che questo ad un certo punto, a contatto dell'aria fredda che veniva ogni tanto aprendosi lo sportello nelle singole stazioni, o anche semplicemente toccando la volta del vagone, ch'era, per la neve, gelida, si condensò in forma di pioggia.
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