Mezzogiorno: il perfetto italiano va a casa; un parco desinare lo aspetta. Mezza razione di pane è stata rinunziata; è giovedí, ma la prudente signora ha comprato la carne necessaria fin dal giorno prima.
[Dodici righe censurate].
Le cinque: al caffè dopo la lettura dei giornali nazionali, il tè: qualche tazzina, con un gocciolino di latte, con qualche biscottino. Poi la cena, poi, prima della chiusura dei caffè, qualche altra cosettina, per poter discorrere, per poter propagandare, per convertire. Il perfetto italiano va a letto soddisfatto: e s'addormenta, accanto alla sua consorte, dopo aver riletto un articolo di Giuseppe Prato che dimostra l'influenza degli alti salari nel fenomeno dèlla carestia.
(30 marzo 1918).
ELOGIO D'UN LADRO
Raccontano i giornali che un usciere del ministero della pubblica istruzione fu arrestato perché aveva preso l'abitudine di far sparire dai tavoli degli impiegati le «pratiche» voluminose, per venderle come carta straccia e ricavarne qualche guadagno in questi tempi di caroviveri e di carissima carta.
Naturalmente egli avrà il destino di tutti i genî incompresi; sarà processato, condannato e perderà il posto. Eppure se la giustizia fosse, almeno essa, meno burocratizzata e meno fossile, quell'ignoto dovrebbe essere assolto ed esaltato. Perché lui, mentre da anni imperversano i lamenti contro la burocrazia, mentre si succedono studi e commissioni per la riforma delle amministrazioni pubbliche, mentre ogni ministro, che voglia passare per modernista e scroccare qualche approvazione alla stampa ed alla pubblica opinione, si affretta di iniziare il suo governo con la solenne promessa di sburocratizzare, lasciandosi poi inevitabilmente travolgere dalla consuetudine, dagli ingranaggi della mastodontica ed inesorabile macchina, lui solo, quell'umilissimo travet, ha additato il modo sicuro, rapido, di liberarsi dalle montagne di carta, sotto cui gli uomini del secolo XX gemono oppressi, invano mutando fianco per trovare requie.
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Dodici Giuseppe Prato
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