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      Il «Momento» vede nella proposta lo zampino della massoneria. Ma non deve essere cosí. Già da tempo la massoneria fa e disfà le cose italiane, ha avuto suoi accoliti al dicastero dei culti, e non ha mai pensato di colpire veramente il clericalismo nella sua radice piú vitale. È la storia che si afferma malgrado tutto, malgrado la stessa massoneria, è il capitalismo che cerca uno sviluppo anche nelle terre dove piú a lungo, per malvagità di uomini e di governi, si è mantenuto vivo il sistema feudale, l'inalienabilità degli strumenti di lavoro, la morale del servaggio, il dominio delle cricche, la disonestà amministrativa. I preti rappresentano meglio questa tradizione, questo sistema, e la borghesia nascente del luogo cerca liberarsene, poiché la borghesia piú evoluta del settentrione non ha, attraverso lo Stato, provveduto prima, e invece si è servita di quel sistema, di quella tradizione per arricchire meglio i suoi ceti improduttivi e poltroni.
      (5 aprile 1918).
     
     
      STORIA DI VETERANI E DI ESERCENTI
     
      Un veterano ritorna dal fronte per un breve periodo di licenza: ha la manica segnata di due ferite, ha il viso solcato dall'indurimento della vita di trincea. Passeggia per le vie con l'aria grave e meditabonda di chi è abituato alle lunghe solitudini, ai soliloqui interiori prolungati per giorni e giorni, ruminati in mezzo al pericolo, alla morte sempre imminente.
      Il veterano vuole ritrovarsi una volta a tavola con qualche amico. Intraprende il viaggio di esplorazione attraverso l'intricato bosco dei negozi e degli spacci municipali.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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