A noi era accaduto piú di una volta, passando di sotto l'androne della Camera del lavoro, di vedere una folla compatta di borghesi e di militari, di uomini e di donne che stazionavano per ore ed ore alla porta per poter giungere al tavolo della segreteria a farsi firmare un buono per denaro o per indumenti, ma non ci è mai accaduto di vedere seduto a quel tavolo il segretario della Lega industriale, né ci risulta che tanta ressa di profughi avesse mai invaso il suo ufficio. Ci eravamo perciò formata la convinzione che se egli poteva essere la mente del Comitato dei profughi, le braccia che maggiormente agivano per fare muovere il meccanismo non fossero esclusivamente le sue. Ringraziamone la «Gazzetta di Torino» per la informazione molto... disinteressata che ce ne dà e tributiamo noi pure la nostra lode incondizionata all'emerito cavaliere.
Per quanto egli non abbia alcuna colpa, molto probabilmente, in quello che è un eccesso di zelo di qualche suo stipendiato, e sia subito corso ai ripari, con una di quelle circolari-rettifiche ai giornali cittadini, che da qualche tempo sono venute ad aumentare la mole di lavoro che lo opprime. Comincia a diventare pesante il mestiere di padrone di giornale! Specialmente quando si ha da fare con giornalisti che non hanno ancora imparato a non turbare quell'equilibrio, che è norma principale dell'avv. Olivetti. Il quale non se ne avrà a male se lo mettiamo Sotto la Mole. È il destino di tutti gli uomini importanti!
(10 aprile 1918).
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