Osservazione che non è superflua, perché nel discutere di problemi scolastici noi ci dimentichiamo sempre di questa continuazione e ci lamentiamo e rimproveriamo alla scuola una infinità di difetti che sono nelle continuazioni, nella vita sociale, nell'ambiente che accoglie gli scolaretti subito dopo usciti di scuola: la famiglia, la strada, il giardino.
Il giardino era aperto qualche giorno fa, il sole lo illuminava. Gli scolaretti vi si precipitarono, ma non fecero gazzarra: uno spettacolo li attrasse, interessante per loro senza dubbio, perché si disposero a una certa distanza, muti, attenti: gioco nuovo, mai visto forse. Su una panca un giovanotto di una trentina di anni, bruno, ricciuto, col cappello alla guappa, sedeva accanto a una balia asciutta; e si agitava, e si lisciava la pancia e allargava le braccia tutto sorridente, e ogni tanto prendeva la mano della ragazza, con l'espressione mimetica che Angelo Musco pone nelle commedie siciliane. Gli scolaretti guardavano, attenti. La continuazione della scuola era evidentemente piú interessante per loro della scuola stessa. I bambini hanno una logica propria, si sa, e filano dei ragionamenti di una coerenza spaventosa. Alle undici del mattino, quando la città non ha ancora smesso il lavoro antimeridiano, vedere nell'aiuola un giovanotto robusto e sano, dall'aspetto non di signore che vive di rendita, fare i gesti, li stessi gesti press'a poco che fanno i cani quando la mamma dice di non guardare e accelera il passo, è spettacolo di una teatralità gratuita da non perdere per tutto l'oro del mondo.
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Angelo Musco
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