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      D'un tratto affermò di sapere quando la guerra sarebbe finita, ma rifiutò di dirlo perché sicura di diventar cieca. Come il fanciullo d'Ostria (si narra) ella venne visitata da specialisti, i suoi occhi furono riconosciuti immuni da ogni predisposizione alla cecità. Fu indotta a parlare, recitò la profezia, e immediatamente divenne cieca. Torino-stria, come nel 1916 Torino-Padova, S. Antonio e il frate del convento dei Cappuccini. Una profezia all'anno, una pace all'anno. Ma nel 1918 lo spirito popolare ha fatta propria la tradizione, l'ha abbellita della ingenua poesia che vivifica le sue creazioni spontanee. La qualità di profeta fu ricongiunta con la sventura della cecità. Il greco Tiresia era cieco: la limpida chiarità del suo pensiero era chiusa in un corpo opaco, chiuso ad ogni impressione dell'attualità. È la compensazione ineluttabile che la natura domanda alle sue eccezioni: c'è un principio di pensiero di giustizia. È un destino atroce, come quello di Cassandra, che non viene creduta, che conosce gli eventi futuri, li vede avvicinarsi, sa chi sarà travolto e piange e parla, ma trova solo scettici, indifferenti gli uomini che non provvedono, che non si oppongono al destino. Cassandra vive un dramma piú individuale, è creazione di poesia colta, già raffinata letterariamente. Tiresia è popolare, è plastico: la sventura ha un aspetto esteriore nella sua persona, il dramma è fisico prima e piú che interiore, la pietà è immediata, non ha bisogno di riflessioni e di ragionamenti per sorgere.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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