Lo Stato non porrà mai, volontariamente, difficoltà tra il male e gli ammalati: il bilancio dello Stato deve essere tutelato. Non seguirà la progressione dei piani, per eliminare dal vizio i meno tentati. Ebbene: i truffatori hanno provveduto: le difficoltà nascono da un altro male. La disonestà individuale ucciderà progressivamente la disonestà governativa.
(20 maggio 1918).
COCAINA
Hanno permesso che il Mogol riapra i suoi battenti e le sue sale ai frequentatori? Non ho avuto l'occasione né lo stimolo curioso di accertarmene. Ma la concessione tacita non mi produrrebbe meraviglia.
Il Mogol è stato chiuso per ordine del questore: nelle ore tarde della notte giovani vi si riunivano per inebriarsi con la cocaina. Perché fu chiuso il Mogol? Per il fatto che accoglieva clienti nelle ore interdette dalla legge, o perché questi clienti vi si inebriavano con la cocaina? I nomi di questi infelici non sono stati pubblicati; non è stato pubblicato neppure il nome del farmacista che vendeva loro il veleno. Dunque il fatto per l'autorità non costituisce crimine, i nomi non sono nomi di colpevoli che sia utile dare alla pubblicità come di esseri nocivi al benessere sociale: l'autorità si è solo preoccupata dell'ora non regolamentare.
I giornali benpensanti hanno avuto una breve fuga di moralismo. Uno si è accorto che in Italia la cocainomania non è punita dalle leggi, e se ne preoccupa; un altro ha confezionato una predica d'occasione, ricordando agli sciagurati che la patria è in guerra, che i fratelli soffrono in trincea e altri stimoli morali del genere che per l'enfasi e la fatuità con cui sono espressi suonano sordo come i ventini di piombo.
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