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      Il proprietario domanda di non essere lasciato in balía della tentazione. Non induceteci in tentazione! Ma per abolire completamente il regno della tentazione dimentica di domandare un ulteriore provvedimento: il calmiere sul menú.
      Non ci preoccupiamo certo della borsa di chi va a mangiare al ristorante e deve spendere cinquanta o sessanta lire per il pane quotidiano, il companatico e il vino da innaffiare l'uno e l'altro. Ma abbiamo il vago dubbio che finché questa cascatella di soldi non sia controllata, la tentazione sarà vigile per costringere i buoni proprietari a servirsi dei bagarini per ampliare i loro affari oltre i limiti del contingentamento. E si ripresenta al nostro angosciato cervello la decrepita domanda: è nato prima l'uovo o la gallina? Chi esiste prima: il bagarino che induce in tentazione il proprietario, o il proprietario che induce in tentazione un cittadino, illibato per mancata occasione al mal fare, e lo fa diventare bagarino?
      Il proprietario che protesta risponde alla domanda con troppa semplice ingenuità: dateci il contingentamento e il bagarino morrà d'inedia. Ma il proprietario non ci convince. Gli affari sono gli affari, che diamine, e morto un bagarino se ne trova un altro.
      Cosa per cui vorremmo che non si lasciassero morire di fame i frequentatori di ristorante per la mancanza nei giorni di mercoledí, giovedí e venerdí dell'agnello, del formaggio, del prosciutto, del salame cotto e crudo. Ma vorremmo anche che si togliesse ai proprietari il modo di determinare aumenti di caroviveri per poter gareggiare in guadagni coi fornitori militari.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742