Oh dimmi la verità, fiorentino spirito bizzarro, sotto quel grigio-verde di imboscato eroico palpita un generoso cuore di negoziante di vaccine, cavalli e specie affini! non me lo negare.
Ed ora che sarà di te, povero muletto?
Non sei mai stato cosí vivo, come oggi che tu sei morto! non altrimenti avviene per gli uomini, credilo. Domani tu sarai portato a Torino: il mercatante dirà di te che eri giovane, bello e gagliardo, che sei stato reciso da morte violenta, come un fiore, che tu non eri una rozza esausta, una bestia avvizzita, consunta dai malanni, come si suole portare al macello.
Con quale eloquenza diranno le tue lodi i mercatanti, o povero muletto! La tua giovinezza e floridezza sarà esaltata.
E una nobiltà nuova ti attende sicuramente: tu entrerai, fatto a brani, in uno spaccio di carne equina; ma che mulo? cavallo, il nobile cavallo sarai, altro che mulo; e sarai ricercato, pagato stupidamente bene, masticato anche da aristocratiche, ignoranti mascelle; guarda un po' quanto onore ti attende!
E, ahimè, anche vitello tu diventerai! e dico ahimè, perché, uso purtroppo agli intrugli del trattore, forse sarò una tua vittima anch'io.
Ecco tu entrerai sotto forma di una bella portata di vitello, stufatino, in guazzetto, con certi intingoli da far gola all'Artusi e a Stecchetti. Cameriere! ma questa carne è coriacea, è tigliosa, è immasticabile! Ma che? È vitello sano, giovanissimo, e che vuole? tempi grami questi e poi c'è ancora il caldo, non si può tenere la carne sotto pelle, per la necessaria frollatura, ci vuole un po' di tolleranza, d'altronde, tenuto calcolo di questo difettuccio, noi non le facciamo pagare la porzione di vitello che miserabili dieci lire.
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Torino Artusi Stecchetti
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