(25 giugno 1918).
ELEGIA PER IL COLOR ROSSO
E c'era anche una bandiera rossa; fra le tante bandiere c'era anche una bandiera rossa. Certamente il colore era rosso, obiettivamente doveva essere rosso. Era una bandiera fra molte, troppe bandiere, e in esse anche doveva obiettivamente esistere il color rosso. Successe ciò che succede tra i colori. I colori simpatizzano tra loro e si uniscono tra loro in tenere confusioni, in dolcissime sfumature. Cosí accadde per quella bandiera; tutti gli altri colori simpatizzavano con lei, essa era immersa fra tante bandiere, fra tanti colori, e si confondeva, si lasciava assorbire.
Eppure quella bandiera era obiettivamente di color rosso. L'osservatore imparziale, riunendo nel pensiero astratto le sovrapposizioni sintetiche del quadro generale doveva convenirne: quella bandiera è rossa.
Non è il solito rosso delle bandiere rosse. Le solite, vecchie, convenzionali bandiere rosse tagliano netta la pupilla, si figgono nella pupilla; esse sono come una piaga appena squarciata che brilla; esse ricordano veramente una piaga che non si rimargina, perché mani proterve staccano i lembi e nuovo sangue fanno zampillare.
Quella bandiera non era una piaga; stava alla piaga come la macchia di pomodoro che i comici, morendo di morte violenta nei palcoscenici di provincia, si applicano sulle tempie strizzando nel pugno chiuso l'economica solanacea. Non era una piaga: forse che i piagati, i feriti vanno sotto l'aspersorio di un cardinale a farsi irrorare d'acqua santa?
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