Oggi basta Puccini... e non c'è nessuno che lo proclami dio, e gli bruci almeno un grano d'incenso sotto il naso. Ah, i tempi sono proprio malamente, malamente assai!
(5 luglio 1918).
VITA NUOVA!
Gli uomini sono cambiati (tutti i giornali bene informati lo affermano); il passato è superato e il piú umile pizzicarolo, pur senza averne esatta coscienza, brucia l'insincerità, la pigrizia, la rozzezza spirituale del passato alla fiamma di una universale palingenesi. Un nuovo ordine si inizia, un nuovo ciclo di secoli, nel quale la storia seguirà il ritmo della consapevolezza.
Cosí, è vero — secondo Rudyard Kipling — le scimmie Bandar Log della giungla cantano ogni minuto di ogni ora, di ogni settimana, di ogni mese, di ogni anno. Cantano e non fanno, parlano e il verbo non diventa mai carne (le scimmie sono erbivore e gli alti prezzi non stimolano in loro le iniziative individuali). La democrazia italiana non è invece tribú di scimmie: alle parole fa seguire i fatti, educa le velleità e le fa diventare volontà consapevoli dei mezzi e dei fini.
Il giorno dell'America ne ha dato una prova. Il giorno dell'America è stato un momento di vita democratica: il «popolo» italiano vagamente sentiva il bisogno di entrare in comunione spirituale col «popolo» degli Stati Uniti. Abbandonato a se stesso questo bisogno vago e indistinto si sarebbe esaurito tutto in vane esteriorità, in manifestazioni di spolvero: cortei, fiaccolate, grida di abbasso ed evviva; non si sarebbe la commemorazione in nulla distinta da una sagra cattolica.
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