Ma l'estensione che ha assunto, il suo diffondersi irresistibile da paese a paese ha una grandiosità, ha una imponenza che fa assomigliarlo a una forza naturale, elementare, contro cui nulla può la volontà degli uomini.
La potenzialità di resistenza umana si è dimostrata incredibile in questi ultimi quattro anni. La sofferenza, il dolore, la privazione, sono state inghiottite, sia pure con un singhiozzo: la compagine ha resistito, è sembrata invulnerabile.
Questo morbo ha intaccato la fiducia. È apparso e si è fulmineamente diffuso, oltre ogni barriera e ogni previsione igienica. Un avviso? Un sintomo? Una minaccia dell'inconoscibile destino agli uomini che tendono troppo l'arco della vita? Si rimedia con l'aggettivo. Il morbo è «spagnolo»: viene dal paese della neutralità, non è intrinsecamente legato con le condizioni nuove di resistenza fisiologica create dalla guerra.
Eppoi: sapete benissimo che la rivoluzione ha suscitato in Russia il colera...
(1° agosto 1918).
IL BRAVO
Due cittadini e una casa. Dopo le ventitre. Nella casa c'è un esercizio, e quantunque siano trascorse le ventitre, l'esercizio ospita buon numero di avventori, i quali fanno chiasso.
I due cittadini s'avvicinano alla casa. Mentre uno sta per introdurre la chiave nel portone, l'altro tende il braccio maiestatico e impone il fermo. È un'autorità, è un addetto all'ordine sociale. Ha il diritto (!) di sindacare i suoi simili, di fermarli, di condurli sotto un lampione, di palparli come fossero dei vitelli alla fiera, di frugarli addosso, di domandar loro giustificazione del perché vivano, del perché si muovano, del perché starnutino secondo un tono piuttosto che un altro.
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Russia
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