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      .. il padrone di casa, che si era levato dal letto e aveva fatto la colazione, entrò nella stanza da bagno in preparazione.
      L'operaio era in camiciotto da lavoro; il padrone di casa si accorse cosí di trovarsi dinanzi ad un «autentico» proletario e ne fu lieto. Egli aveva dormito con saporosa tranquillità e aveva fatto colazione; il cervello era senza nubi, e l'oratoria faceva ressa alle labbra per diventare una buona ed utile concione di propaganda.
      Qualche passo su e giú. Qualche sbirciatina al lavoro. Un sorrisetto bonario. Si attacca.
      La guerra, la pace; i doveri, la libertà; la patria, l'umanità.
      L'operaio ha poca voglia di chiacchierare: non è egli venuto per una precisa e definita opera da compiere? Perché dunque lo si solletica, lo si induce a trascurare il suo compito?
      Il padrone di casa ha però una missione da compiere. Egli continua imperterrito, e come era da aspettarselo, arriva il giudizio salomonico: «Francesco Barberis era venduto ai tedeschi; i socialisti italiani sono venduti ai tedeschi».
      Cosí avvenne che l'operaio si sentí tirato per certi delicati organi a partecipare alla discussione. E gli fu facile mettere in imbarazzo il suo contraddittore e ridurlo ad ammettere che egli parlava a vanvera, che non sapeva nulla di nulla, non solo di quanto riguarda socialisti e socialismo, ma persino di quanto riguarda la guerra, la pace, i ministri, lo Stato, le forze agenti sugli avvenimenti storici, le volontà reali degli attori della tragedia sanguinosa. Il padrone di casa cominciò a trovarsi a disagio; ahimè, quale sfortuna; colui che egli aveva innanzi e si era proposto di propagandare, non era, no, un «autentico» operaio; egli era un «demagogo», egli era un arruffapopoli, un sobillatore.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





Barberis Stato