Se fosse stato un «autentico» operaio avrebbe, le ginocchia della mente chine, ascoltato le sue parole e gli avrebbe dato ragione, con entusiasmo, poiché un «autentico» proletario non può concepire neppur di poter discutere e mettere in dubbio il verbo di un signore che si è allora levato di letto e ha fatto colazione ed ha il cervello sgombro di ogni nube.
E cosí fu che l'operaio il giorno dopo, al mattino, uscendo di casa trovò una missiva padronale che lo dispensava di dare ulteriore corso ai lavori della ditta, perché, ecc. ecc., non è contegno da «autentico» proletario dire no, ma l'autentico proletario deve sempre dire sí, sí.
E cosí è che si fa la propaganda per la libertà, la eguaglianza e la fraternità.
(24 agosto 1918).
IL «FOOT-BALL» E LO SCOPONE
Gli italiani amano poco lo sport; gli italiani allo sport preferiscono lo scopone. All'aria aperta preferiscono la clausura in una bettola-caffè, al movimento la quiete intorno al tavolo.
Osservate una partita di foot-ball: essa è un modello della società individualistica: vi si esercita l'iniziativa, ma essa è definita dalla legge; le personalità vi si distinguono gerarchicamente, ma la distinzione avviene non per carriera, ma per capacità specifica; c'è il movimento, la gara, la lotta, ma esse sono regolate da una legge non scritta, che si chiama «lealtà», e viene continuamente ricordata dalla presenza dell'arbitro. Paesaggio aperto, circolazione libera dell'aria, polmoni sani, muscoli forti, sempre tesi all'azione.
Una partita allo scopone.
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