Constatiamo una realtà, in tutta la sua complessa necessità. E ricordiamo la gogna. Essa era la pena piú mite nei tempi corrispondenti ai nostri, per la forma giuridica regolante la convivenza sociale. Essa era garanzia di vita, di sicurezza. La legge non può evitare che la frode sia esercitata ai danni dei cittadini; le sue sanzioni non impauriscono, non prevengono. Dunque la gogna per gli uomini, la passeggiata sulla groppa dell'asinello per le donne. Su ogni piazza una berlina: la domenica vi siano esposti i mercanti prevaricatori; sia permesso agli sputi di dipingere i loro visi.
Inciviltà, regresso? La civiltà e il progresso sono concetti relativi, giustificati dalla storia e dalla necessità. La forma di società in cui viviamo domanda la gogna; solo facendocene fautori dimostreremo di essere all'altezza dei tempi.
(29 agosto 1918).
IL PASSIVO
La questura torinese ha pubblicato il bilancio della sua attività nel mese di agosto: 784 arresti, 784 cittadini privati della loro libertà personale, 203 arresti per reati e mandati, 16 per ubbriachezza, 12 per porto d'arme abusivo: 231 arresti in virtú dei poteri consentiti dalle leggi. E gli altri 553? Con quale garanzia per la libertà individuale sono stati compiuti questi 553 arresti? Chi è responsabile degli errori possibili? Attraverso quali istituti i danneggiati possono far valere le loro ragioni e domandare sanzioni punitive, corporali e pecuniarie, contro gli agenti prevaricatori?
Dei 553 arresti operati arbitrariamente, senza mandato giudiziario e senza flagranza di reato, 258 sono di donne e per ragioni di moralità. I questurini, maestri di vita morale!
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