L'Alleanza cooperativa, formatasi per le libertà commerciali utili alla borghesia (o vili, vili!), vende facendo risparmiare alla cittadinanza torinese qualche milioncino all'anno: molti borghesi (ma sono poi borghesi, vivono sul profitto capitalistico questi impiegati, avvocati o magistrati?) comprano all'Alleanza cooperativa, contribuiscono alla floridezza della situazione socialista e alla potenza del movimento proletario: quasi-proletari senza coraggio intellettuale, contribuiscono come possono al trionfo dell'ideale e della forza storica che segnerà anche la loro liberazione. Ecco un'altra via della Divina Provvidenza.
Cosí il «Momento» avrebbe dovuto porre la questione se i suoi scrittori conoscessero la dottrina cattolica della Divina Provvidenza. Se conoscessero il Vico, la questione l'avrebbero ancora meglio posta, poiché nel filosofo napoletano la Divina Provvidenza è alquanto piú intelligente che nella dottrina cattolica. In Hegel e in Marx avrebbero infine potuto imparare l'ultimo sviluppo della dottrina: la tesi hegeliana dell'«astuzia della natura» che fa gli uomini, volenti o nolenti, ministri dei suoi maravigliosi disegni e la concezione dialettica della storia colle sue tesi, antitesi e sintesi.
PS. Nell'articolo pubblicato ieri sul giudice Emanuele Pili la censura ha lasciato solo la parte «floreale» che può far supporre aver noi scritto un puro pamphlet per insolentire un magistrato. La censura ha imbiancato le giustificazioni delle insolenze: la giustificazione filosofica trovata nella Logica del senatore Benedetto Croce; la giustificazione storica trovata in una notizia pubblicata dal «Journal des Débats» l'8 novembre 1817 (milleottocentodiciassette!
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