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      Il provvedimento non è un atto di speciale grazia, non è un favore straordinario. Esistono leggi e regolamenti i quali, direttamente od indirettamente, sono emanazioni della Camera elettiva nazionale. Il carcere non deve mutarsi, in nessun modo, in un patibolo; una condanna alla reclusione, limitata nel tempo, non deve, in nessun modo, diventare condanna alla eterna relegazione nell'oltretomba. È una cosa questa ormai penetrata nel costume, una cosa che appartiene al patrimonio etico delle nazioni civili: ed è diventata legge, e la legge è diventata regolamento. Automaticamente, per via puramente amministrativa, il carcerato infermo dovrebbe essere trasportato nel sanatorio.
      Ciò avviene negli Stati dove l'«amministrazione» funziona regolarmente,dove gli impiegati e la gerarchia burocratica esistono per servire la nazione e non per servire gli uomini politici che a volta a volta si sono issati al potere, e non per servire la fortuna politica ed economica di particolari individui, funzionando solo quando è stato introdotto nell'ingranaggio un ventino o un biglietto di raccomandazione.
      Il compagno Zaverio Dalberto è stato tolto dalle carceri comuni: la legge, il regolamento non c'entrano. La legge e il regolamento hanno funzionato per lui troppo tardi: la «via amministrativa» era ostruita. La «legge» ha funzionato per il carcerato Cibrario, che non aveva trascorso, come il Dalberto, alcuni mesi di ogni anno nei sanatori, che non aveva come il Dalberto consumato la sua fibra lavorando a organizzare le masse operaie.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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