La «legge» ha funzionato per il carcerato Cibrario, frodatore dei singoli cittadini italiani, volgare ladruncolo dei suoi concittadini; nell'ingranaggio era stato introdotto il ventino o il biglietto di raccomandazione; bisognava tutelare la preziosa salute del carcerato Cibrario, «uomo dell'ordine», «governativo». Per il compagno Dalberto non c'era fretta; cattiva pelle Zaverio Dalberto, uomo pericoloso, questo Zaverio Dalberto, che non truffa, no, i singoli cittadini italiani, che non è un volgare ladruncolo, ohibò, ma è peggio; egli è avversario dello Stato borghese, egli è stato condannato da un Tribunale di guerra per una serqua di crimini tali che al solo pensarci il carcerato Cibrario ne sarebbe incanutito d'orrore. La «legge» non ha funzionato, la legge, garanzia permanente per i cittadini che si vive in un paese civile, garanzia che il carcere non si tramuterà in un patibolo, che la reclusione limitata nel tempo, non diventerà eterna relegazione nei campi Elisi, la legge è rimasta inerte, la macchina non si è automaticamente messa in esercizio. No, ciò non avviene in Italia, dove il dominio della legge non è stato ancora instaurato e vige il dominio del ventino, del biglietto di raccomandazione e della paura; della paura che nasce per gli ordini del giorno votati alla Camera del lavoro.
(30 ottobre 1918).
LA CENSURA
La censura ha intieramente imbiancato la nota di ieri. La censura continua a svolgere il suo compito, quantunque l'esercito nemico non minacci piú i «pingui campi» e l'onore delle donne, quantunque sia in modo assoluto escluso, anche dal punto di vista del piú angusto reazionario, che la discussione delle idee possa aprire i confini all'invasione.
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