» e un altro giornale, non può confondere l'«Avanti!» con un giornale-merce. Egli sa di essere una parte dell'«Avanti!», parte viva, parte attiva; sa che l'«Avanti!» non è un'azienda capitalistica, i cui azionisti arrischiano il denaro altrui per ricavarne utile proprio con l'inganno e l'illusione della merce appariscente e bene strombazzata, ma rappresenta, già oggi, in piena società mercantile, il principio antimercantile, il principio comunistico, che impone la sincerità, la verità, l'utilità essenziale anche quando paia immediatamente dannosa. Comprare l'«Avanti!» significa pertanto essersi resi indipendenti dalle leggi mercantili del capitalismo, vivere già oggi il comunismo e avvicinare quindi la società comunista.
(27 dicembre 1918).
IL DISGUSTO
Stando in una vettura tranviaria, mi venne fatto, giorni sono, di udire le espressioni di vivo compiacimento di un gruppo di lettori torinesi dell'«Avanti!» per la sua nuova tiratura mattutina, che li preservava, dicevano, dal quotidiano disgusto connesso all'obbligatorio acquisto di un foglio borghese.
Piantatosi cosí solidamente nel dominio dei fatti concreti, il prof. Giuseppe Prato, per due colonne e diciassette linee di un foglio borghese, apre la fontanella dei prodotti che di solito seguono al disgusto. Poiché il prof. Prato è invece disgustato, nauseato, rivoltato dalla lettura dell'«Avanti!» torinese: e siccome il prof. Prato è un democratico serio e tende al progressivo sviluppo dell'umanità verso il bello e il buono, consiglia a tutti i borghesi: «Leggete l'"Avanti!
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Prato
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