L'«Avanti!» è l'Anticristo, è il pecoro a due teste, è il serpente pitone, è il terremoto, è la febbre spagnola: l'«Avanti!» è un emetico che i borghesi devono ingurgitare per avere la nausea e il vomito e diventare seri e veri. O borghesi «leggete l'"Avanti!"»
Cosí parla il prof. Giuseppe Prato, democratico liberale e scienziato che studia e pensa. Disgusto? Ma no, riso, allegro riso per questo barbassore che scrive della Russia, del bolscevismo, del comunismo, dei Soviet, della produzione, della civiltà, raccogliendo tutti i fondacci giornalistici, che manca dell'elementare spirito critico necessario per distinguere un pettegolezzo da un «documento».
(14 gennaio 1919).
GRAMMANTIERI E CHIARLA
Il generale Pietro Grammantieri — ferito di guerra, decorato al valore, promosso colonnello per meriti speciali di guerra e dopo quattro mesi promosso generale — è stato collocato a riposo, d'ordine del ministero della guerra, per essere intervenuto alla conferenza Bissolati alla Scala quale membro del Consiglio centrale della Famiglia italiana della Società delle Nazioni e aver ricordato agli ufficiali turbolenti il dovere della serietà e della disciplina.
Il generale Chiarla, comandante del presidio militare di Torino, è intervenuto a un banchetto politico offerto agli studenti dalmati nel ristorante Scribe; il generale Chiarla vi ha pronunziato un discorsetto di «parole sincere e spontanee» per salutare i «fratelli dalmati». Il banchetto aveva un preciso significato di azione governativa immediata, perché coronava una riunione di intellettuali demagoghi all'università, nella quale era stato acclamato un ordine del giorno rinnovante, tra la molta retorica pseudoletteraria, il fatidico giuro: Dalmazia o morte!
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