No, non č un avventuriero comune questo falso capitano Luigi Covre; Torino non č una trattoria dove un falso eroe riesca a sbafare cibi e vini; il prefetto, l'eccellenza sua generale del Corpo d'armata non sono ingenui filistei che si possano lasciar abbagliare dal luccichio di medaglie e di discorsetti; gli assembramenti che applaudivano le concioni cannibalesche di questo avventuriero tra il Masaniello e il Coccapieller, non erano lazzaroni napoletani affamati dalla gabella sulle frutta, o artigiani romaneschi incantati dalla fraseologia demagogica di un paranoico della politica.
[Quattro righe censurate]. E Torino ebbe il suo Masaniello, ebbe il suo Coccapieller, Luigi Covre, che non č un avventuriero comune, non č un volgare scroccone, ma un eroe, un eroe sociale, un uomo rappresentativo, il quale continua la serie di quegli eroi rappresentativi che nella Terza Italia, nell'Italia del capitalismo, abbondano piú dei Cromwell, dei Martin Lutero e dei Mazzini.
(19 marzo 1919).
BILANCI ROSSI
I bilanci rossi della Russia soviettista sono passivi, crudelmente passivi. Il «Momento» ne piange come un vitellino, il «Momento» ne soffre con tutta l'anima sua francescana.
Pensate, pensate: 13700 persone fucilate al primo gennaio 1919 come controrivoluzionarie, senza contare quelle condannate «per intuizione»; pensate, pensate, lo ha dichiarato lo stesso commissario Lissoflski. E diciassette miliardi di deficit, pensate, pensate, piangete, piangete, o cuoricini di burro alberganti nei seni di zucchero filato delle tenere Perpetue e dei sentimentali curati!
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