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      (4 aprile 1919).
     
     
      PROFUMI DI ROSE
     
      Profumi di rose da due giorni si diffondono per la penisola. Non ve ne sentite imbalsamati? Non vi abbandonate deliziosamente all'incanto che si propaga per le terre brulle di uomini e di frutti?
      Un uomo specialmente deve fremere con tutti i suoi nervi, deve aspirare voluttuosamente gli olezzi che promanano dall'Oriente gravido di misteriosi eventi.
      Oggi quest'uomo si è impicciolito fino a farsi una umile margheritina prataiola. In tempi remotissimi (cinque anni non sono stati cinque secoli di storia? e poiché la storia è ricordo di gesta, e gli italiani difettano di memoria, cinque anni non sono stati cinque millenni nella coscienza storica degli italiani, che difettano di memoria?) quest'uomo fioriva a Torino come superbo e magnifico girasole, destava molta invidia e molta ammirazione, nutricava coi suoi opulenti semi uno stuolo chiassoso di pappagalli lusingatori, e credeva di essere il motore del sole (debolezza tradizionale di ogni girasole).
      Erano allora rinati tutti i miti febei. Il sangue di Enea rifermentava nelle vene arteriosclerotiche di professori e giornalisti e siderurgici ed armatori; le volontà si protendevano verso l'Oriente, ed avremmo gli Argonauti tentanti le difficili strette dardanelliche, e avemmo le infauste Sirti che il miraggio solare, o girasolare, faceva popolate di vigne, d'oliveti e di pingui orti messianici.
      Cinque anni sono trascorsi e paiono cinque millenni e pare che tutto sia sprofondato nel buio della preistoria.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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