Vittorio Cian: «Autonecrofori, in alto le mani!»
Non ne possiamo piú! Proprio, proprio non ne possiamo piú! Non possiamo piú vivere! Non possiamo piú tradire! Non possiamo piú complottare! Non possiamo piú pugnalare alle spalle l'esercito e la patria! Non possiamo piú fare Caporetto! Non possiamo piú torvamente berciare: ben vengano i tedeschi! Non possiamo piú guastare i magnifici frutti della Vittoria!
Cosa faremo, ohi noi? Cosa ci permette di fare sua callosità il signor tenente Rava Massimo? Ecco: la sua callosità ci permette di essere vigliacchi e noi vigliaccamente ne approfittiamo per ripetere: 1) che il signor Rava Massimo è un tenente ed è un nazionalista; 2) che il signor Rava Massimo viola come tenente la disciplina nazionale che propugna come nazionalista; 3) che il signor Rava Massimo viola la disciplina nazionale nel suo nucleo piú sostanziale e originario quale è costituito dalla disciplina militare; 4) che il signor Rava Massimo, il quale, da buon pappagallo nazionalista ripete le tiritere corradiniane e maurrassiane contro l'individualismo corruttore e antinazionale del liberalismo, non si accorge nella sua callosità di essere elemento di decomposizione e di indisciplina, egli che, soldato, al servizio del potere esecutivo, svolge un'attività che intralcia i lavori dell'istituto al quale è subordinato; 5) che il signor Rava Massimo non è ossequente alla gerarchia e allo spirito di corpo, in quanto, tenente dell'esercito, dirige un giornale politico, polemizza con irriverenti demagoghi e arruffapopoli quali noi siamo e ci stimola a mancargli di rispetto e a ricordare ai suoi superiori che l'attività del tenente Rava Massimo è contraria alle leggi dello Stato, alle quali il tenente Rava Massimo e i suoi superiori hanno giurato fedeltà per il bene inseparabile del re e della patria.
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