Pertanto è avvenuto che i cittadini Mazza, Prato, Rosso, Petrignani, Mello, Gastaldi, Battaglia, Baratto, Cuvertino, Torreggiani e Garello — essendosi trovati ad essere precisamente dieci inscritti nel Fascio liberale monarchico, angustiati dal pensiero che tra i tanti comitati, sottocomitati, commissioni, sottocommissioni, leghe, fasci, associazioni, società, sodalizi, confraternite, congreghe, conventicole, congregazioni, consigli, non si era trovato modo di trovar loro un posticino, una carichina, un titolino da inserire nel biglietto da visita; trovando che ad essere in dieci c'era precisamente da costituire un consiglio direttivo con un presidente, un vicepresidente e otto consiglieri — costituissero appunto un consiglio direttivo con un presidente, un vicepresidente e otto consiglieri. Detto fatto, i dieci, costituitisi in consiglio dei dieci, pensarono un programma. Detto pensato, il programma fu scritto. Il programma naturalmente fu apolitico, poiché quanto piú si approssimano le elezioni, e specialmente le elezioni a scrutinio di lista con voti di preferenza, tanto piú tutti i cittadini che non hanno ambizioni e non si umiliano, no, per un biglietto da dieci lire o una croce da cavaliere, a diventare strumenti dell'altrui ambizione, scoprono nell'intimità dei precordi un odio, un odio contro la politica e l'infeudamento ai partiti e la vile sottomissione alla disciplina delle idee, un odio che è altrettanto feroce quanto una gatta in puerperio rinchiusa in una latta di petrolio.
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