Le notizie raccolte e coordinate dallo scrittore della «Stampa» dovrebbero essere il risultato di un processo di decomposizione; coincidono invece con un processo di sviluppo. Si verificano dunque in Russia due serie di avvenimenti, due processi: una società muore, una società si forma; un costume decade, un nuovo costume si crea; muore il «sabato inglese», muore il proletario schiavo del capitalista, legato alla macchina come un cane alla catena, che odiava la macchina, che odiava il lavoro, perché erano un fardello di servitú e di oppressione: questo proletario viene anche fucilato, se si è lasciato corrompere da un qualsiasi mister Dukes, agente dell'Inghilterra e suonatore d'orchestra (quando dà informazioni alla «Stampa»), per spianare la strada del carnefice Judenitch; e nasce il «sabato comunista», nasce il proletario emancipato e rigenerato, il proletario che nelle trincee di Gatcina vive dieci giorni di un'aringa salata quotidiana per respingere il carnefice Judenitch, il proletario che ama la macchina e il lavoro, il proletario che porta, sulla punta della sua baionetta l'idea del Soviet fino a Vladivostock, fino al confine afgano, fino a Odessa, fino all'Oceano Artico, pur senza locomotive e senza vagoni.
In che consiste dunque la «trasformazione del bolscevismo»? Il padre Bresciani della «Stampa» non accenna neppure a mantenere la promessa accennata nel titolo dell'articolo, e non potrebbe mantenerla; nessuno potrebbe dire come si è trasformato il «bolscevismo» russo, poiché il «bolscevismo» è la Rivoluzione russa nella sua totalità, è l'idea della Rivoluzione russa, che è dappertutto e in nessun posto particolarmente, che vive nella coscienza storica del popolo lavoratore di Russia e in nessuna coscienza singola particolarmente; il padre Bresciani della «Stampa» identifica il bolscevismo con una statistica, con un numero di vagoni e di locomotive, come un catalogo di prezzi.
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