Ci manderemmo i giovani rampolli del liberalismo che ancora devono farsi una coscienza politica, ci manderemmo i cittadini onesti che vanno in cerca di un partito che abbia una coscienza morale. Per ammaestramento, per edificazione e anche, perché no?, per propaganda. Per ora vi possono prendere parte soltanto i tesserati, vi posson parlare soltanto gli avvocati cui il Partito popolare ha dato, finalmente!, una coscienza politica, i pubblicisti che aspettano ch'esso dia loro qualcosa di piú, e i preti che vi celebrano i rinnovati fasti della teologica dottrina della riserva mentale. A dir vero, si dice che, presenziando all'ultima assemblea che il Partito popolare tenne in Torino, si sarebbe potuto prendere lezione del modo come sette questori non siano sufficienti per mantenere calme e concordi alcune centinaia di persone, ma sono voci che raccogliamo per la cronaca, riconoscendo d'altra parte che il tema in discussione era tale da suscitare e giustificare ben altre e piú ardenti contese.
Sono prossime, sono annunciate le elezioni amministrative. Che faranno i popolari? L'argomento è piú che appassionante. Una volta era presto fatto: si trattava nelle sacrestie, si premeva la mano sui parroci e si accarezzavano le beghine e tutto era fatto. Un piccolo contratto: do ut des. Tu mi dài il posto tale e io ti do quell'altro; io avrò quel beneficio e tu quella prebenda; tu signoreggerai dalla tua sacrestia e io andrò in comune a fare gli interessi dei pescicani, pardon!, a fare gli interessi della cittadinanza.
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