Periscano l'universo e l'amministrazione dei borghesi, ma vivano i principî. L'assemblea applaude. Ma l'oratore non si ferma, la sua logica è spietata. Intransigenza è poca cosa, ci vuole l'astensione.
A questo punto l'assemblea giunse al colmo dell'entusiasmo. Ma il sacrestano e la beghina che stavano in un angolo e finora non avevano capito nulla, si rischiararono anch'essi, levarono il viso e scambiarono uno sguardo di furbesca intelligenza. Sí, l'astensione anche essi l'avevano capita. È cosí semplice! Il partito si astiene, e i popolari votano per chi vogliono. Si ritorna al contratto, al do ut des; la sacrestia sarà riportata agli onori della pastetta elettorale: il prete tornerà a benedire gli elettori, le beghine ad accarezzarli, i giornali ad imbonirli e Teofilo Rossi a prosperare. Evviva l'intransigenza!
Non è dunque una fortuna che alla testa del partito vi siano dei teologi, esperti applicatori della teoria della riserva mentale? Anche il sacrestano e la beghina oggi ne sono convinti.
(25 agosto 1919).
SOCIALISTI E CRISTIANI
L'operaio Giacosa è stato arrestato il 1° maggio sotto l'accusa di aver lanciato una mitica bomba in piazza S. Carlo. Una guardia regia giurò di aver visto coi suoi occhi il Giacosa a lanciare la bomba.
L'altro giorno il Giacosa è stato scarcerato, perché prosciolto in istruttoria; egli dimostrò luminosamente di non aver potuto lanciare nessuna bomba. Il Giacosa è cristiano devoto; appena scarcerato egli manda all'«Avanti!» una sottoscrizione di lire dieci con questa dicitura: «Il compagno Giacosa, per grazia ricevuta, mette dieci lire per l'"Avanti!
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Teofilo Rossi Giacosa S. Carlo Giacosa Giacosa Giacosa Giacosa
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