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      Quelques difficultés qu'il y ait à
      découvrir des vérités nonvelles en
      étudiant la nature, il s'en trouve desplus grandes encore à les faire reconnaître".
     
      LAMARCK.
     
     
     
      CAPITOLO I.
     
      Sull'unità del genio.
     
      Fra i cento e più critici che tartassarono la mia teoria sul Genio, uno solo mi ha segnalata una vera, capitale lacuna: il Sergi: quando mi obbietta, nel Monist, che io ho sì illustrata e, forse, rivelata, la natura del genio; ma non ho spiegato come sorgano le varietà così differenti dei genî. Non già - egli intendeva - che i genî differiscano essenzialmente fra loro per qualità. L'eccellere nella pittura piuttosto che nella matematica o nella strategia, non cambia punto la natura dei genî; come il variare nel sistema di cristallizzazione romboedrica o esaedrica non cambia la natura chimica del carbonato calcare, essendo in tutti comune l'esplosione, l'intermittenza, la creazione del novo e, sopratutto, l'estro.
      Ciò, per quanto le parvenze vi fossero contrarie, ci venne chiaramente provato anche dai più insigni pensatori.
      Così il Mach(1) notava: "Come già Giovanni Müller e Liebig affermarono arditamente, le operazioni intellettuali degli scienziati non differenziano sostanzialmente da quelle degli artisti. Leonardo da Vinci può esser posto tra gli uni e gli altri. Se l'artista, con pochi motivi, compone la sua opera, lo scienziato scopre i motivi che penetrano nella realtà. Se uno scienziato, come Lagrange, è in qualche modo un artista quando espone i risultati ottenuti, a sua volta un poeta, come Shakespeare, è uno scienziato nella visione intellettuale che presiede all'opera sua.


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Nuovi studi sul Genio.
Parte II (origine e natura geni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1902, pagine 193

   





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