Ed ecco spiegato anche, così in gran parte, quel fenomeno, che sarà rimasto difficile a comprendersi, della grandezza fiorentina in confronto a quella di Napoli e di Palermo, dove poche opere grandiose d'arte lasciarono traccia di sè e dove la somma dei genî non raggiunse il livello toscano; eppure non mancò nè all'una, ne all'altra il clima favorevole di mite temperatura, di collina e mare che io ho dimostrato essere il più opportuno pel genio; nè vi mancò l'innesto etnico, nè la razza intelligente, etrusca negli uni, grecolatina negli altri, con mistione di Normanni, ecc.
La genialità è un carattere dell'evoluzione e della libertà, e ne è un indizio; e non tanto perchè essa ne sia originata, ma perchè solo l'evoluzione e la libertà servono a metterla in onore e diffonderla.
Carlyle, negli Eroi, scrisse che il miglior indice della coltura d'un'epoca è il modo con cui essa accolse i suoi genî.
È perciò assai probabile che di genî ne siano sorti o ne sorgano in tutti i tempi e in tutti i paesi; ma non sopravvivono, perchè non sono compresi, che dove il fermento di libertà renda loro meno aspra la strada, domando l'odio del nuovo che tende sempre a soffocarli nel nascere; e così nel Nord d'America Whiteman, Longfellow, Edison sono dappertutto acclamati, e in Italia, dove la libertà è inceppata da ogni parte, i veri genî trovano, sì, copia di onori e monumenti, ma... dopo la morte.
Per comprendere meglio quest'influenza, basti l'esempio delle sventure di Galilei per una semplice teoria astronomica, che non intralciava, nè offendeva interessi mondani.
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