Sì, queste condizioni hanno un'enorme influenza sulla direzione generale del genio, ma più ancora sul colorito, sull'aspetto delle sue opere. Così lo smagliante stile di Victor Hugo si deve certo al predominio eccessivo dei centri visivi, all'esser egli un visivo per eccellenza, lui che si ispira nei primi versi de Les orientales ai tramonti di Parigi; e così dicasi degli abbaglianti, luminosi quadri del Segantini, che, a quattro anni, cadendo in un fiume, non resta colpito che dal bagliore dell'acqua e dalla ruota del mulino; come il predominio dei centri olfattivi entra nelle opere di Zola per molta parte, come il predominio dei centri acustici che fan discernere ad Helmoltz i toni musicali nella cascata del Niagara, dev'essere entrato per molto nella scelta e nella condotta delle sue ricerche tanto originali d'acustica, elevata da lui a nuova scienza.
Ma oltre che vi sono genî, come il Leopardi, in cui l'ottusità e la depressione nei centri visivi, olfattivi, ecc., non solo non impedirono di dare, ma anzi, dando insueto predominio ai centri chenestetici, impressero alle opere loro quel singolare colorito che ci strappa una così nuova ed universale commozione come quando ammiriamo i quadri dei notturni Norvegesi, bisogna pur aggiugnere che il campo della genialità è troppo vasto e insieme troppo suddiviso, perchè vi predomini solamente quell'influenza. Date pure una parte d'influenza, e grande, all'essere uno visivo piuttostochè auditivo; ma se un visivo può divenire scultore, come poeta, o istologo, o statista, o magari calcolatore-prodigio, che vede allineate nella mente le cifre da calcolare, questo predominio non basta da solo a determinare la scelta della varietà geniale.
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