Galileo, fino al 17° anno, non aveva fatta alcuna rilevante scoperta: si sentiva, sì, inclinato alle scienze esatte, e per ciò aborriva le inesattezze dei metafisici e dei medici di quell'epoca; fu solo quando, al 18° anno, il terzo dei suoi studi in medicina, egli vide nella chiesa maggiore di Pisa una lampada, mossa dal vento, percorrere lo spazio in tempo uguale, che pensò subito ad uno stromento - il pendolo - per studiare l'isocronismo del tempo e stabilire con grafiche e precise leggi la maggiore o minore velocità del polso; e da questo passò agli altri studi fisici.
Lioy, nel Primo passo di Martini, confessa che aveva 8 anni quando, essendogli nato un fratellino, fu chiuso in una biblioteca, perchè non disturbasse la madre, e gli fu dato a leggere un volume di Buffon. Fu questo la scintilla del suo ingegno: "Mi par di vedere ancora - egli scriveva - quegli uccelli; io li sognava tutta la notte; il mio grado di aiutante naturalista era raggiunto".
Di Poisson(13) i parenti volevano fare un chirurgo-flebotomo e lo affidarono ad uno zio, che pretendeva educarvelo, facendogli pungere con la lancetta le venature delle foglie dei cavoli; ma egli sbagliava sempre: quando un giorno, fra gli 8 o 9 anni, trova un programma della Scuola politecnica e sente che può sciogliere e scioglie immediatamente alcuni di quei quesiti; la sua carriera era trovata.
Lafontaine era figlio di un burocratico e scribacchiava versi di poca importanza, quando gli cadde sotto mano la bella ode di Malherbe sulla morte di Enrico IV. Allora comprese di essere poeta e lo fu.
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