Possedeva nella vicina borgata di Caria una proprietà estiva, e nella stagione vi si recava spesso; il viaggio durava sempre il doppio dell'ordinario, perchè, non appena prendeva la campagna, abbandonava le redini della giumenta, che si dava tranquillamente al pascolo pei terreni coltivati. Sorpreso una volta da un contadino, che aveva gridato invano ripetute volte per indurlo a toglierla dal seminato, si avvide solo allora della lunga distrazione a cui si era abbandonato; arrossì e, chiedendo scusa all'irritato contadino, lo pregò di accettare un compenso per il danno commesso. Spesso usciva anch'egli di casa con le pantofole o senza il cappello.
3. Incoscienza nel genio. - Ma a proposito del predominio dell'incosciente nel genio, il critico più profondo delle mie teorie, il Sergi, mi obbietta che l'incosciente, come l'esplosione, non è esclusivo all'uomo di genio, trovandosi anche nelle persone volgari: senonchè posso rispondergli, come già a quanti obbiettavanmi spesseggiare i suicidi, la pazzia, la nevrosi, oltre che nel genio, anche nell'uomo comune, che, essendo umani anche i genî, hanno naturalmente i caratteri degli altri uomini; ma è la proporzione intensa in cui vi si trovano l'incosciente e l'esplosione che varia. Ed è sopratutto grande la differenza negli effetti utili; mentre l'incosciente nell'uomo del volgo vi darà un lavoro di poca importanza, un saluto, un augurio e, alla peggio, un pugno o una bestemmia; grazie alle cellule psichiche più numerose, qui vi darà la teoria della gravità, la battaglia di Marengo, o la Sonata del diavolo.
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