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      Quando il frutto è maturo; lo sento istintivamente; prendo la penna e sboccia come una da sorgente".
      Rambusson confessa: "Mi par qualche volta che io non intenda le parole e non ho coscienza di quello che dicono se non quando esse mi passano sulle labbra. È come un nascere spontaneo del pensiero".
      E un altro ancora: "Io mi meraviglio qualche volta dell'espressione di quello che ho detto; non sapevo di doverlo dire".
      Un altro: "Io son sempre meravigliato dello sviluppo che in qualche modo naturalmente ricevono da me cose che mi parevano mal preparate".
      Guglielmo Lunet scrive: "A mano a mano ch'io scrivo, i personaggi assumono il loro carattere, gii episodi mi nascono, per così dire, sotto la penna coi dialoghi, le scene, il dramma; esso mi si svolge, insomma, mentre scrivo come se una parola ne portasse un'altra, e il mio pensiero scritto un altro pensiero".
      Nello scrivere - dichiarava Leopardi - non ho mai seguito altro che una ispirazione o frenesìa, sopraggiungendo la quale, in due minuti io formava il disegno e la distribuzione di tutto il componimento. Fatto questo, io soglio sempre aspettare che mi torni un altro momento di vena, e, tornandomi (il che ordinariamente non succede che di là di qualche mese), mi pongo allora a comporre, ma con tanta lentezza che non mi è possibile terminare una poesia, benchè brevissima, in meno di due o tre settimane. Questo è il mio metodo, e se l'ispirazione non mi nasce da sè, più facilmente escirebbe acqua da un tronco che un solo verso dal mio cervello


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Nuovi studi sul Genio.
Parte II (origine e natura geni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1902 pagine 193

   





Lunet Leopardi