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      L'idea si frapponeva fra lui e il mondo esterno, in modo che non poteva occuparsi d'altro. Dopo lunghe ricerche, non essendovi riuscito completamente, cadde in uno stato d'apatia e di sconforto, fino a voler interrompere gli studi; non dormiva; sentiva forti dolori all'occipite, e, a furia di pensarvi, aveva sempre sotto gli occhi l'immagine, divenuta allucinazione, dei varî biglietti, pur pensando che era morbosa; grazie ai bagni freddi e ad una serie di conferenze con un economista, migliorò, non restandogli che l'immagine allucinatoria di una mezza lira.
      Reymond(57) narra di accessi epilettici psichici, in cui uno (studente, però, coltissimo) fissava sull'eternità della materia, cadendo in vertigini e amnesia per dimostrarla.
      Evidentemente, queste idee fisse scientifiche presero piede in questi malati, perchè, oltre al fondo degenerativo, avevano una notevole intelligenza e coltura. Un grado di più di questa e, invece di un'idea, in fondo, se non nell'apparenza, morbosa, avrebbe avuta un'idea geniale e sarebbe venuto a qualche scoperta; oppure sarebbe divenuto un propugnatore di riforme economiche a base degli studi sul corso forzoso.
      Così so del Prampolini, che, assistendo giovanissimo ad un corso di economia politica, in cui si parlava delle disuguaglianze sociali, ne fu così colpito da non poter più, per parecchi anni, pensare ad altro; e dal pensiero continuo, tetanizzato sotto questo rapporto, ne uscì il più forte apostolo del socialismo italiano. Egli mi raccontava che quell'idea fissa durava in lui così forte, da non lasciargli avvertire, soldato volontario, i disagi della vita di coscritto, e da fargli parere leggiere le marcie con lo zaino, quasi piacevoli, mentre riescivano insopportabili ai compagni di lui, benchè più robusti e più avvezzi alle fatiche.


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Nuovi studi sul Genio.
Parte II (origine e natura geni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1902 pagine 193

   





Prampolini